La passione per l’Africa è difficile da descrivere è un
sentimento che viene dal profondo, e che ti lega a quel fantastico continente
in una maniera indissolubile.
Il “mal d’Africa” esiste eccome e non si può far finta di
niente ed ignorarlo, è come quando gioca la tua squadra del cuore e soffri per
90 lunghi minuti.
Quello che vi vogliamo raccontare è un viaggio attraverso i
deserti dell’Africa australe, luoghi dai panorami sconfinati, posti incontaminati
dove la vita scorre immutata da migliaia di anni.
La spedizione dei deserti dell’Africa Australe ha attraversato tre stati: il Sudafrica, il Botswana e la Namibia; il nostro
Toyota Hilux è stato la nostra casa per 5 settimane, abbiamo campeggiato
all’interno dei parchi e delle riserve, per meglio cogliere l’atmosfera magica
dell’Africa.
Abbiamo percorso 10.194 km, più della metà dei quali su
strade sterrate; alcune in perfette condizioni, altre invece dal fondo
corrugato, altre ancora erano piste sabbiose che ha messo alla prova la nostra
capacità di guida.
I deserti che abbiamo attraversato sono la casa di
popolazioni antichissime come i San, meglio conosciuti come Boscimani, che
vivono ancora seguendo le tradizioni ancestrali; ma anche di molte specie di
animali, che si sono adattate a vivere in uno degli ambienti più inospitali del
mondo.
Il viaggio è partito da Johannesburg, una megalopoli
africana ricca di contrasti, dove le ville milionarie convivono con le
baraccopoli gigantesche; basti pensare a Soweto, la township dove nacque Nelson
Mandela, una vera e propria città nella città.
La prima tappa è già in Botswana, il Khama Rhino Sanctuary è
un luogo prezioso per la salvaguardia dei rinoceronti; questi splendidi animali
purtroppo sono a rischio di estinzione, a causa di stupide credenze e
superstizioni, diffuse in Asia, sul potere del loro corno.
La tappa successiva è Kubu Island, un isolotto granitico e
spettacolare, dove sono presenti baobab millenari, che si innalza dal Sua Pan,
una distesa immensa di sabbia e sale; i pan infatti sono dei giganteschi laghi
salati che, per la maggior parte del tempo, rimangono senza acqua,
trasformandosi appunto in una infinita distesa bianca.
Qui guidare è allo stesso tempo divertente e difficoltoso,
le piste sono praticamente deserte e a volta difficili da individuare; spesso non
si vedono altri veicoli per ore.
Il senso di libertà che si prova a guidare in questo luogo
sconfinato e desertico è indescrivibile!
Si sente la crosta di sale scricchiolare sotto i pneumatici
ma bisogna prestare attenzione alle micidiali pozze di fango, che talvolta si
nascondono sotto ad una apparente superficie dura; possono essere presenti tutto
l’anno, anche durante la stagione secca e infangarsi qui significa spendere ore
per liberare la propria auto.
Dopo Kubu Island un altro pan ci attende, è la volta dello
Nxai Pan, qui i silenziosi Baobab di Baines sono ancora il punto di riferimento
per i viaggiatori di tutto il mondo, come lo erano per i primi esploratori come
Livingstone, Selous e Baines, da cui prendono il nome.
Da qui ci siamo spostati ad ovest e siamo andati nella
Riserva del Central Kalahari con le sue piste sabbiose, le sue dune e gli
orizzonti infiniti; questo è il posto ideale per chiunque voglia mettere alla
prova la propria guida su sabbia.
Qui vivono i leggendari leoni del Kalahari, famosi per la
criniera nera, sono presenti anche altri predatori come le iene e i leopardi;
ci sono anche alcuni elefanti, che si sono adattati incredibilmente ad un luogo
in apparenza a loro ostile per l’assenza di acqua, infine ci sono anche alcune
specie di antilopi e altri piccoli mammiferi.
E’ d’obbligo sgonfiare le ruote per non rimanere insabbiati,
inoltre bisogna portare con sé tutto il necessario per la permanenza
all’interno del parco: cibo, acqua, benzina, ecc; soprattutto se si fa camping,
il modo migliore per vivere la riserva il contatto con la natura.
Superate indenni le sabbie, abbiamo affrontato un’altra
sfida: ci siamo addentrati nel reticolo di canali del Delta dell’Okavango,
questa parentesi “verde” nel nostro itinerario ci permette di osservare una
flora e una fauna differente e unica.
Questo ecosistema è uno dei più particolari del mondo, il delta del fiume Okavango infatti non “sfocia” nell’oceano, ma in un mare di sabbia del bacino del Kalahari; trasformando così un deserto in un giardino lussureggiante.
Qui, in particolare nella Riserva di Moremi i safari sono spettacolari e in due giorni abbiamo visto
moltissimi animali tra cui leoni, leopardi, licaoni, elefanti, giraffe e
diverse antilopi.
Le piste di sabbia le abbiamo ritrovate per raggiungere le Colline di Tsodilo, un luogo sacro per il popolo San, che crede che qui ebbe
inizio la vita degli uomini in terra.
Passiamo il confine con la Namibia e ci ritroviamo nel Parco
Nazionale di Mahango, questo parco è un luogo spettacolare formato da aride
savane e una stretta striscia di vegetazione lussureggiante, che riesce a
sopravvivere grazie al passaggio del fiume Okavango, che è anche la casa di migliaia
di rumorosi ippopotami e di diversi coccodrilli del Nilo.
Da qui ci siamo diretti all’Etosha National Park, dove la
nostra Toyota viene ancora messo alla prova sulle lunghe piste sterrate, c’è da
ammettere però che la manutenzione delle strade del è perfetta e guidare sullo
sterrato è un piacere.
In Etosha rinoceronti, elefanti, leoni, giraffe e migliaia
di antilopi vivono percorrendo lunghe distanze alla ricerca di acqua, il pan
principale, una enorme distesa salata e bianchissima, sembra il posto ideale
dove girare un film sullo sbarco sulla luna, infatti qui sono state girate
alcune scene di 2001: odissea nello spazio.
La crosta di sale bianco è abbagliante e crea effetti ottici
incredibili, è comune avere le visioni come accadeva ai primi esploratori, che
erano convinti di avvistare laghi, che poi si rivelavano non esistere nella
realtà.
Ci siamo lasciati alle spalle il Parco Nazionale di Etosha e
percorriamo le strade sterrate namibiane per dirigerci verso la famigerata SkeletonCoast.
Già dal suo nome si può intuire che non sia un luogo
ospitale e i vari relitti di navi che si sono incagliate sulla costa, spinte da
forti correnti marine, sono un monito per chi sottovaluta la pericolosità di
questo luogo.
Qui le sabbie del deserto incontrano l’oceano e la costa,
specialmente al mattino, è avvolta dalla nebbia, che rende ancora più misteriosa
questo territorio.
Anche qui incredibilmente numerosi animali trovano casa e
riescono a sfruttare le poche risorse che la natura offre loro.
La strada che percorre la Skeleton Coast è una lunga lingua
liscia formata da sabbia e sale compattati, risulta più liscia di una qualsiasi
autostrada italiana ma, con l’umidità del mattino, è particolarmente insidiosa,
perché diventa particolarmente scivolosa e frenare potrebbe essere
un’esperienza non proprio divertente.
I paesaggi però sono spettacolari: montagne antiche che si
stanno sgretolando, dune di sabbia, lagune salmastre, le onde dell’Oceano
Atlantico che si infrangono sulla costa con forza; impossibile non rimanerne
affascinati.
Tocchiamo poi le città di Swakopmund e Windhoek, dal chiaro
ed evidente passato coloniale tedesco, sono tappe utili per fare rifornimenti
di provviste, per fare un check-up alla macchina, dopo tanto sterrato, per poi
ripartire per affrontare altre piste sterrate e nuove sabbie.
Quelle che ci attendono sono le affascinati sabbie del KgalagadiTrasfrontier Park, siamo al confine tra Sudafrica e Botswana.
Qui si trovano alte dune di uno splendido colore
arancione-rosso, corsi di fiumi quasi sempre asciutti e rilievi, che non sono
altro che dune che si sono solidificate, dove ora cresce la vegetazione.
Questo parco è famoso per l’incredibile numero di esemplari
di orice che lo abitano, l’orice infatti è una delle specie di antilopi che
meglio si adatta a vivere in aree desertiche, è una animale estremamente
elegante, per via della sua livrea e per le corna dritte e lunghissime.
Questa è anche la terra dei predatori, leoni e ghepardi sono
presenti in buon numero, anche se può non essere facile avvistarli ma, come ci
piace ricordare, in safari non si sa mai cosa la natura possa riservare,
l’avvistamento di un imponente maschio di leone potrebbe essere dietro a
qualunque curva.
Qui vi è una elevata concentrazione di rapaci: aquile, gufi,
falchi e gheppi sono facili da avvistare.
Le sabbie del Kgalagadi Trasfrontier Park coprono una
superficie di 38.000 kmq, buona parte dei quali si trovano in Botswana; ne
esploriamo solo una parte, ma ci ripromettiamo di tornarci presto.
In Sudafrica, scendendo verso Cape Town, attraversiamo in Western Cape e visitiamo anche il
Parco Nazionale di West Coast, un parco che tra agosto e settembre vede
trasformarsi le aride zone costiere in un prato fiorito, durante questi mesi
infatti le maggiori precipitazioni e la nebbia che si forma sulla costa fanno
fiorire il deserto; ma il parco, che si trova direttamente sull’Oceano
Atlantico e sulla laguna di Langebaai offre panorami meravigliosi tutto l’anno.
Qui si possono avvistare animali rari quali il bontebok e la
zebra di montagna del Capo, oltre ad altri antilopi; non sono invece presenti i
predatori quindi nel parco sono presenti percorsi di trekking e percorsi per le
mountain bike.
Dopo qualche giorno di relax a Città del Capo esploriamo la
Penisola del Capo e poi ci spostiamo a Hermanus, una piccola cittadina che si
affaccia sull’oceano; questo è il luogo migliore al mondo dove osservare la
balene franche australi e le megattere direttamente dalla costa.
E’ emozionante vedere questi enormi mammiferi nuotare nelle
acque della baia, talvolta compiono dei balzi fuori dall’acqua che lascino
senza parole.
L’ultima tappa del viaggio è il Parco Nazionale del Karoo,
un parco che ricorda vagamente l’Arizona, per via delle formazioni rocciose che
si innalzano dalla piana desertica.
Questo è il territorio degli animali più forti e resistenti,
leoni e rinoceronti sono presenti nel parco così come numerose tartarughe,
serpenti e scorpioni.
La nostra spedizione alla scoperta di questi aridi territori
è terminata, facciamo ritorno a Joburg e parcheggiamo la nostra Toyota Hilux,
che ci aspetterà pronta per una prossima avventura in questo continente
meraviglioso che è l’Africa.

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